La Courmayeur - Champex - Chamonix nell'agosto del 2009. |
Nel 2008 ho rinunciato a Bovine (64 km), dove non ci si può fisicamente ritirare: ho detto al mio compagno Mirko di proseguire e mi sono trascinato, di nuovo, a Trient. Maledetta Trient.
Nel 2009 ho deciso che sarebbe stato l'ultimo tentativo. Quando corri per più di 20 ore, nel freddo, a tratti perfino nella neve anche se è agosto, ti senti solo. E' normale che ti senti solo: e la solitudine ti fa nascere pensieri duri, è il terreno fertile per l'abbandono. In un Ultra Trail, quando pensi di abbandonare, hai già abbandonato.
Ma io nel 2009 non ero solo. Mia moglie era a Parigi. Mio figlio era con lei, anche se non lo sapevamo. Sarebbe nato 9 mesi dopo. Io ero a Chamonix con la mia mamma. Che mi ha accompagnato dicendomi "Penso che sia da matti fare queste corse, ma se è la quarta volta che provi a farla, vuol dire che ci tieni. Quindi ok, ci vengo con te".
Mia mamma amava molto Chamonix: perché è stata la seconda donna a salire sulla funivia del Monte Bianco, nel 1958. Lo raccontava, dicendo che le avevano offerto un mazzo di fiori. E un grappino, perché lassù faceva un gran freddo. Aveva 15 anni.
Con la mia mamma, al traguardo della CCC nel 2009. |
Ho preso il cellulare e l'ho chiamata. Mi ha detto di stare tranquillo. Mi ha detto che cominciava ad arrivare gente al traguardo. E che lei li vedeva passare stando sul balcone della nostra stanza all'Hotel Alpina.
Mi ha detto che dovevo solo aspettare l'alba. Che, quando l'avrei vista, sarebbe stato un giorno nuovo. E che avrei trovato la forza di continuare a correre. L'ho fatto. E lei aveva ragione.
I chilometri tra Vallorcine e la Tete aux Vents sono stati più facili del previsto. Anche la discesa a Chamonix è volata via. Ho sentito una emozione crescente, sembrava che ogni passo fosse più facile del precedente. Entravo in paese, superavo il ponte. Passavo sotto l'hotel Alpina e facevo le ultime curve tra la gente. Sapevo che lei era là, sul traguardo, ad aspettarmi. Quando mi ha visto, ha fatto un saltino e si è messa a piangere. Così l'ho presa per mano e ho corso con lei fino al traguardo.
Sentivo la gente che diceva "Bravo, Madame!". Perché si sono commossi per lei, che ha corso con me. A cinque metri dal traguardo, ha lasciato la mia mano. "Non ce la faccio a correre così, e poi devi tagliarlo tu, da solo". L'ho fatto. E non l'ho mai dimenticato.
Come non ho mai dimenticato le parole che mi ha detto dopo. "Stanotte, a ogni persona che vedevo passare, io gridavo Bravo Carlo!!! Perché per me era come se tu fossi ciascuno di loro".
Poco prima che mi dicesse "Vai tu". Lei era così. |
Ciao, mamma. E grazie di tutto.
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